Scriveva Ernest Hemingway, nel suo romanzo ambientato a Cuba; lui, il vecchio, era Santiago, un vecchio pescatore solitario su una barca a vela nella corrente del Golfo, che da ottantaquattro giorni non riusciva a prendere una preda. Santiago viene descritto così: «Il vecchio era magro e scarno e aveva rughe profonde alla nuca. Sulle guance aveva le chiazze del cancro della pelle provocato dai riflessi del sole sul mare tropicale e le mani avevano cicatrici profonde, che gli erano venute trattenendo con le lenze i pesci pesanti. Si vedono in lui i segni di una vita dura e piena di sacrifici>>. L'autore dice che tutto in lui era vecchio, ad eccezione dei suoi occhi che erano rimasti del colore del mare.
<<La sua lotta con il pesce, anche se non si concluderà bene, rappresenta l'affermazione del suo orgoglio e del suo coraggio, che sembravano già persi da tempo, ma anche la notevole forza che dimostra combattendo quasi a mani nude con i pescecani>> scriveva Hemingway. Questa è l'immagine che avevo di Enzo Maiorca, che non ho mai avuto il piacere e l'onore di conoscere. Un uomo che aveva sfidato ed amato profondamente la natura ed il mare, divenendone alleato con il tempo, nelle sfide della vita. In poco meno di 30 anni riuscì a doppiare il suo primo record di immersione in assetto variabile, superando i 100 mt di profondità e questa sfida lo portò a rispettare profondamente quel mare, spingendolo ad abbandonare la pesca subacquea. Nel suo libro "Il Mare con M maiuscola", scrive .....<<Negli anni verdi della mia vita il mare rappresentava la bellezza assoluta. Il primo incontro con il mare è avvenuto all’insegna dell’innamoramento più completo. Ero rincretinito davanti alla bellezza del mare. Poi mi sono reso conto che il mare non era solo bellezza anche perché ho avuto la possibilità di frequentare i marinai dell’epoca della vela e ho capito che il mare è la scuola migliore per l’uomo.” Di lui ricorderemo, le gesta che lo hanno reso immortale, i record ed il desiderio di confrontarsi con se stesso, il suo essere "umano", i suoi occhi azzurri, ma soprattutto il profondo senso di rispetto del mare. Con lui perdiamo l'ultimo simbolo vivente della città. "PRUA AL MARE"
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"La cultura è come la marmellata: meno ne hai è più la spalmi", recita il famoso slogan apparso sui muri della Sorbona di Parigi nel ’68, con cui si illustrava uno dei paradossi italiani: il paese con il patrimonio più ricco del mondo è incapace di valorizzarlo, mentre altri prosperano su fortune molto meno cospicue. E' appena uscito un libro di Marina Valensise, che riprendendo questo slogan, critica in maniera costruttiva la difficoltà italiana di valorizzare il proprio patrimonio artistico e culturale, proponendo come soluzione una sinergia tra pubblico e privato.
Tra il 2012 e il 2016, l’autrice ha diretto l’Istituto italiano di cultura a Parigi ed è riuscita a rinnovarne la sede, a moltiplicare il numero dei suoi frequentatori e a raddoppiare le entrate proprie rispetto alla dotazione statale. La virtuosa contaminazione e la potente sinergia tra pubblico e privato a favore del patrimonio, costituisce il segreto del suo successo, che può essere considerato un modello di valorizzazione partecipata; un modello secondo cui, la capacità di evolversi, si ottiene abbandonando un ruolo passivo per una funzione più innovativa diretta a produrre cultura in nome di un’idea più dinamica dell’interesse generale. In un intervista afferma di aver coinvolto il mondo dell'impresa, industriali, designer, artigiani, ma non con il solito "giro di piattino" a chiedere migliaia di euro di contributo, ma con un nuovo partenariato, fondato sul mecenatismo di competenza. Questo è il futuro di una cultura che può rinascere: favoriamo la promozione del patrimonio italiano con le imprese. #siracusa2750 Siracusa dal luglio del 2005, insieme alla necropoli rupestre di Pantalica, è entrata a far parte della lista dei World Heritage. Quanti hanno consapevolezza del significato che questo riconoscimento porta con se. Per qualcuno può costituire una medaglia al valore, ascrivibile alla storia del nostro territorio, senza che dello stesso se ne abbia conoscenza. A riprova di ciò soltanto un migliaio di visitatori, provenienti dall'intera provincia hanno conosciuto ed apprezzato lo scorso mese di febbraio, i resti del Tempio di Zeus alle porte di Siracusa, un dato seppur apprezzabile per l'impegno profuso dalle guide turistiche che l'hanno reso possibile, sconfortante invece se rapportato all'intera popolazione di Siracusa e provincia. Possiamo considerarla una conferma di quanto distratti siamo nel subire passivamente l'importante riconoscimento del World Heritage, senza apprezzarne i contenuti ed il significato. Basterebbe uno scatto d'orgoglio ed un semplice cambiamento di mentalità: provare a vivere la città con gli occhi del turista; allora si che acquisiremmo consapevolezza del tesoro che ci circonda. #siracusadavivere
I criteri che hanno determinato l'inserimento Siracusa, nella lista dei Worl Heritage, sono stati:
Siracusa, una città e un patrimonio che tanti ci invidiano; cresce il numero degli italiani e degli stranieri che vorrebbero trasferirsi a Siracusa, ma sono tanti anche coloro che una volta vista anche fugacemente, programmano il ritorno per una lunga permanenza, attratti dall'idea di una #siracusadavivere. Gli studiosi ci dicono che la città è una delle più antiche al mondo, qualcuno fa propria questa veneranda età, dimostrando apatia verso tutto e tutti, verso l'innovazione, verso il cambiamento; al contrario, sono molteplici i segnali di una vivacità che costituisce l'appeal aggiuntivo a quanto la città ha da mostrare, artisticamente ed in natura. Il riferimento al fermento culturale è d'obbligo ed anche il turista se ne è accorto. I flussi turistici che hanno interessato Siracusa negli ultimi anni, sono mutati. In passato, il turista, alla ricerca del mare siciliano, passava da Siracusa per una visita culturale, oggi decide di venire per conoscere Siracusa, e possibilmente nei momenti di relax decide di andare a mare; preferisce vivere e conoscere la città, si informa alla ricerca di momenti culturali, di eventi, di mostre, di spettacoli, di tutto quanto è espressione culturale del territorio. Ancora a novembre, questi turisti continuano a vivere la città, di giorno e di notte; numerosi li troviamo nei siti archeologici, ma anche la sera nei vicoli di Ortigia, seduti all'aperto a sorseggiare un buon vino rosso o a gustare le prelibatezze della cucina siciliana. L'isola è vissuta e goduta dai turisti, silenziosi, composti, ma ahimè non vi è traccia dei siracusani, che tradizionalmente durante la settimana, con l'arrivo dell'autunno, ritengono impegnativo partecipare alla vita culturale della città. Le iniziative si susseguono, vengono inaugurate mostre, workshop, eventi musicali, testimonianza di un fermento che al turista piace, ma troviamo soltanto questo turista ad apprezzare, ad ammirare, a registrare e ad immortalare con il proprio smartphone, il fermento di una città che con i suoi 2750 anni è comunque espressione di un'adolescenza culturale tutta da scoprire. Questo turista con il suo smartphone, sarà il nostro miglior veicolo pubblicitario. Dopo circa 60 anni e tanti milioni di euro spesi, di progetti sbagliati, finalmente la città potrà rivedere il Teatro Comunale riacquistare la sua funzionalità. Siracusa potrà avere una propria stagione teatrale si spera di qualità. Quanti saranno realmente coloro disposti a pagare per poter assistere ad uno spettacolo, ad un concerto, ad una rappresentazione? A Siracusa manca un'educazione teatrale della cittadinanza, manca l'idea che un qualsiasi spettacolo comporta un investimento per la sua realizzazione e che tale costo può essere coperto con gli introiti derivanti dal costo di un biglietto. Quando il siracusano si abituerà a pagare, per fruire della visione di uno spettacolo, senza cercare l'amico o il conoscente che gli fornisce il biglietto, allora forse a Siracusa, potremo vivere la cultura e vivere di cultura.
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May 2019
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Giuseppe Mandalari
La volontà di un risveglio culturale, mi ha portato a sposare il progetto di Arca Siracusa, nella veste di direttore artistico,di responsabile dell'immagine ed oggi anche di blogger nel tempo libero, per quel pò che me ne rimane. |